Quando ho iniziato ad insegnare non avevo alcuna pretesa se non semplicemente condividere con gli altri una pratica che risuonava con me e che per oltre dieci anni mi aveva accompagnata in un viaggio verso il centro, la matrice, dentro il sistema operativo.
In questo viaggio ho avuto molto tempo per cadere nelle mie trappole, poi ho scoperto che sono trappole per tutti, sempre. Vediamo alcuni casi, allo specchio 😉
Gli insegnanti sanno tutto del corpo e dei suoi disturbi
Quante volte ho sottoposto a un insegnante le mie condizioni fisiche…
E quante mi volte mi chiedono “mi fa male qui, perché?”
Naturalmente non lo sapevano, e non lo so. Una prudente ipotesi, magari. Un suggerimento di indagine, forse. Ma non siamo medici né terapeuti e le nostre esperienze con la salute non sono un riferimento per tutti.
Eppure ho creduto a tutto quello che mi hanno detto, anche se esulava dalle loro competenze. Questo mi fa pensare che se rispondessi, simulando competenza, mi prenderebbero sul serio. Che ci porta ad una altro falso mito.
Quello che dice l’insegnante è verità assoluta
Questa idea va contro ogni logica, e mi spaventa anche un po’.
Ho incontrato insegnanti in varie forme, pronti a spiegarmi cosa stavo provando, interpretare la mia esperienza. Avevo fame di sapere e accettato ogni inferenza. Magari ho fatto lo stesso errore, anche se in buona fede: sono disponibile a dialogare sulle esperienze e scambiarsi opinioni, ma capisco sempre meglio che inquina e falsa l’esperienza, specie se una voce sola viene presa troppo sul serio.
Parlare in termini assoluti, o anche che appaiono sensati, con persone che attraversano momenti di grande stress può essere un gioco pericoloso. Ogni suggerimento o deduzione dovrebbe passare al vaglio della nostra conoscenza intuitiva, in stato di quiete, e solo se risuona profondamente in noi, quasi come un ricordo, allora va bene per noi.
Chi insegna yoga vive una vita più pura e virtuosa della mia
Entrare in una sala qualche ora alla settimana e condividere una scienza vecchia di 7000 anni non è sintomo di una vita esemplare.
Potrebbe risultar facile farsi impressionare dall’uso di bevande esotiche e prodotti super-bio-dinamici-naturalissimi, come dagli orpelli dello yoga lifestyle.
Ma chi non è di primo materassino sa che non ci ritiriamo ogni sera in una fortezza di solitudine a purificarci con antichi olii tibetani. Siamo persone che escono, a volte bevono, a volte mangiano patatine fritte. Nessuno è puro e nessuno aderisce a questo o quell’ideale di giustizia e perfezione, che è tutto nostro.
L’insegnante famoso e di successo è un miglior insegnante
L’ego scorrazza libero in ogni ambito della vita, yoga incluso. L’ironia è evidente, dato che il cuore dello yoga è nel processo di non identificazione con l’ego – sottolineo qui la differenza dal messaggio spesso distorto o decontestualizzato che usa termini come sopprimere, reprimere, rinunciare.
L’insegnante responsabile, anche se non necessariamente famoso, vive e infonde continuamente questo principio fondamentale, cuore di questa scienza antica.
Non è neanche detto che un insegnante famoso non sia un buon insegnante: se per qualcuno la pratica soddisfa le ragioni dell’ego, altri sono famosi a buona ragione, perché autentici e consapevoli, capaci di creare legami veri con tutti i mezzi disponibili.
Chi insegna yoga ha messo tutto a posto nella sua vita
Ci sono cascata anche io, beata illusione!
“Non tutti quelli che bevono sono poeti. Molti di noi bevono perché non lo sono.”
Quando mi trovo con amici a condividere le opinioni sulla pratica, si finisce sempre a ringraziare le lezioni che si presentano ad insegnarci sempre qualcosa di nuovo, in un processo senza fine.
Insegnare è pratica. Pratico perché voglio imparare e ricordare ogni giorno di essere per sempre una studente.