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Benessere Yogolistico Esclusivo

Benessere Yogolistico Esclusivo

Quello che non riuscivo a vedere da dentro la bolla dello yoga è che stavo tagliando fuori tutto il resto. Parlavo di armonia e creavo squilibri nella mia vita, non vedevo che e cosa intorno a me pagava il prezzo di quello che stavo facendo, in una specie di torpore, di oblio da yoga.

Non credo sia un caso che in questo porto approdano molte persone ferite dalla vita, che lo sappiano o no. Intanto l’economia del benessere cresce e con lei cresce anche la disuguaglianza. Mentre una parte di noi compra cibo biologico, campane e ciotole sonore, pietre e altre costose amenità, il resto cerca di capire come sopravvivere. Ah, e a volte queste due parti abitano nella stessa persona.

Così il nostro benessere si è fatto prodotto per eletti, qualcosa che può essere acquistato da qualcuno al di fuori di noi che ci fa credere di avere la chiave che ci aprirà tutte le porte, il cui scopo è farci avere bisogno di quella cosa o di quella persona.  Tutto questo ci lega a un ciclo infinito di accumulo e il risultato è aumentare e mantenere il divario fra chi può e chi non può, fra chi ha i mezzi e chi no.

L’ironia del benessere yogolistico è che la promessa di unità nasconde una profonda frattura.

Questo divario di benessere delinea una nuova divisione che nasce dalla disparità di condizioni, che determina chi può stare bene e chi no. È una matrioska di ingiustizia e concettualmente un ossimoro.

Da parte mia, volevo ad ogni costo avere ragione sullo Yoga, volevo che fosse la salvezza alla portata di tutti. Ho fatto molti corsi basati su donazione. Ho camminato a lungo sul filo sottile fra l’illusione di una rivoluzione individuale e sociale e un lavoro per sopravvivere. Dopo qualche tempo si è fatto strada uno strano disagio, che nascondeva una scomoda visione.

Stavo facendo passare anche io il pericoloso messaggio che in quella boccata d’aria, nell’ora di quella attività, nella compagnia a pagamento di qualcuno, ci sia una risposta, qualcosa che agli altri manca, un modello idealizzato da seguire, mentre mi rendevo conto di come in realtà tutto questo rischia di farci isolare dalla vita pratica, dall’azione di ogni giorno.

Per sapere cosa non sono, prima lo sono stato. – Fabri Fibra

Passati entusiasmo e ingenuità, posso dire senza paura che nessuna pietra, tappetino costoso, mirabolante posizione yoga e neanche sedere per ore in meditazione risolverà niente se intanto siamo complici, indifferenti o semplicemente assuefatti a sofferenza e ingiustizia, nostra o di chi è intorno a noi, delle nostre comunità e società e anche dell’umanità tutta.

Non si tratta di sapere sempre più cose, si tratta di integrare quello che già sappiamo e farlo diventare la nostra vita.

Se no quella che chiamiamo ricerca interiore rischia di diventare un viaggio solitario dell’io che si riempie si sé stesso, o un mero non intrattenimento.

 

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