Riflessioni sulla Divinità e le sue Caratteristiche
di Patrick Harrigan, M.A. (Università del Michigan), è stato redattore del Kataragama Research and Publications Project dal 1989.
Per oltre due millenni, gli abitanti del subcontinente indiano, inclusa lo Sri Lanka, hanno adorato e venerato Skanda-Kārttikeya, il sempre giovane dio della guerra che è venerato come Kali Yuga Varada, il dispensatore di grazia nell’attuale Era del Conflitto.
Dai tempi vedici fino ai giorni nostri, dal sacro Monte Kailāsa nel lontano Nord fino a Kataragama nel lontano Sud, il culto è riuscito ad adattarsi e a prosperare in mezzo alle turbolenze sociali del Kali Yuga. Ancora oggi, il culto preserva intatti canali viventi di grazia discendente o arul accessibili a tutti coloro che la cercano.
Le tradizioni orali e performative viventi continuano a preservare il carattere essenzialmente iniziatico del culto anche attraverso confini linguistici. Gli studi finora si sono concentrati su fonti testuali in sanscrito e tamil poiché l’accesso agli insegnamenti e alle pratiche iniziatiche è sempre stato riservato a dedicati adepti. Tuttavia, i devoti di Skanda possono ancora guadagnare in profondità di apprezzamento per l’antica divinità prendendo consapevolezza di alcune delle scoperte della moderna ricerca.
Metodologia
Pertanto, gli strumenti analitici della critica testuale moderna possono essere impiegati per assemblare un quadro composito o un profilo caratteriale per così dire di questa divinità solare-lunare misteriosamente paradossale.
Il praticante (sanscrito: sādhaka) che si dedica alla contemplazione (dhyāna) dell’unità essenziale di questa divinità multifaccettata va ben oltre la semplice ricerca accademica, tuffandosi nel regno dell’annichilimento del sé nello Spirito Assoluto o Dio. Questo sublime esercizio metafisico, per quanto possa sembrare scoraggiante, procede comunque dalla complessità verso una semplicità sempre maggiore e, in quanto tale, si dispiega con sempre meno sforzo.
Murugan – Il Sacro Bambino
La storia di Skanda trabocca di motivi familiari distribuiti in tutto il mondo. La sua immagine più toccante è quella del Bambino, il Sacro Bambino (e Santo Terrore) che non è altri che il Sanat Kumāra, la giovinezza eterna personificata. Egli nasce direttamente dalla Sorgente sconosciuta e inconoscibile di tutta la vita.
Per quanto giovane e tenero, è il Jñana Pandita che esprime la sacra saggezza del cūmma iruttal, l’arte divina del ‘semplicemente essere’, contento e felice nel seno onnipresente della propria Madre, dalla quale riceve la sua arma, il brillante Vēl (lancia) che è la sua Jñāna-Śakti o Potere di Gnosis.
Skanda o Guha ‘il Nascosto’, apprendiamo, appare sulla terra in una varietà di sembianze per sconfiggere il Terrore personificato con l’applicazione acuta della sua infallibile Jñāna-Śakti, la brillante ‘lancia’ di saggezza che è forgiata dai raggi del sole. Egli è, in effetti, rappresentato con lo stesso colore del sole nascente (sanscrito: bāla-sūriya-sama-prabhā) e viene ripetutamente invocato a ‘venire’ da quegli entusiasti informati (bhakta) che paragonano la sua apparizione al sorgere del sole all’alba.
Dopo aver reso un gioco da bambini la sua missione comica di sconfiggere il Terrore e stabilire la Giustizia, il Nascosto si concede il suo divino svago impegnandosi in passatempi regali come la caccia, la guerra e il corteggiamento romantico, eccellendo in tutti e tre grazie all’applicazione della sua prodiga furtività e astuzia. Egli è il maestro Ladro che opera di giorno o di notte, impegnato nei suoi affari Reali segreti che sono al di là della comprensione dei mortali ordinari. La sua preda è l’ignara anima umana, la ‘fanciulla’ nata sulla terra il cui cuore, fermamente rivolto solo a Lui, viene finalmente ‘rubato’ per raggiungere il desiderio più profondo del suo cuore (sanscrito: iccha-sakti).
Innamorati del Ladro di Cuori
Sebbene le sue intenzioni siano onorevoli, Skanda appare comunque come un giovane erotico, amoroso, in cerca di piacere e irresponsabile nel capitolo 81 del Brahmā Purāna. Nella poesia tamil antica, gli viene attribuito il merito di aver creato una frenesia amorosa nelle ragazze, come nei seguenti versi di una delle poesie più antiche in lingua tamil:
“Qui si tengono sempre festival
Armoniosi con le danze sfrenate
Delle fanciulle frenetiche per il Dio Rosso,
I flauti suonano, le lire risuonano,
I tamburi rullano forti, e i tamburi a cornice suonano.”
Pattinapalai 178-182
Anche oggi, l’associazione continua del dio con la fertilità è troppo evidente per essere ignorata.
Profilo di un Eroe
Un ritratto composito di questo sconcertante dio deve quindi includere tali caratteristiche diverse come:
- Apprendimento e Saggezza
La lunga associazione del dio con l’elucidazione della saggezza è espressa nel suo epiteto di Jñāna Pandita o erudito espositore della saggezza gnostica. Questo tratto può essere ricondotto alla concezione vedica di Agni, che è chiamato ‘onnisciente’ (sanscrito: viśva-vid), ‘poeta-saggio’ (sanscrito: kavi) e ‘dotato di intelligenza di un saggio’ (sanscrito: kavi-kratu). - Giocosità
Naturalmente, come Sanat Kumāra o Bambino Perpetuo, il dio tende a essere giocoso e può persino apparire dispettoso, rimanendo comunque sempre come il sempre innocente Bāla o Folle (tamil: mūdan). È sempre immerso nel suo inconcepibile Tiru Vilaiyātal o Gioco Divino di cui è il Magister Ludi, il Maestro del Gioco Cosmico. - Furbizia e attività sotterranee
Gli studiosi moderni sono rimasti perplessi dalle associazioni birichine del dio. Nell’Atharva Veda canonico e ancora nel Mrcchakatika di Kalidasa, è ripetutamente chiamato dhūrta, che può solo significare ‘canaglia’. Ancora oggi, la tradizione orale tamil vivente mantiene che egli è una canaglia (kalan) e un imbroglione che causa guai (tamil: paullāthakkāran). Infatti, è il Campione delle Canaglie, il Divino Imbroglione e Supremo Cospiratore che inganna persino la Morte. Nella leggenda, viene come un ladro nella notte per ‘rubare’ la figlia principessa del capo; in Bengala è ancora meglio conosciuto come il dio patrono dei ladri e delle donne di malaffare. - Mistero e segretezza
Come Mauna Guru o Maestro Silenzioso, Guha ‘il misterioso’ trasmette profondi segreti a coloro che tocca con un semplice sguardo o parola. Come Kārttikeya, il Supremo Comandante dell’esercito dei deva, la sua abilità si estende all’inesorabile esecuzione di strategie clandestine, spesso di fronte a – apparentemente – enormi difficoltà. - Benevolenza
Sebbene sia ritratto come una canaglia e un imbroglione, Skanda è comunque considerato una divinità benaugurante e dispensatrice di doni dai suoi devoti. Una volta onorato e servito, ricambia misura per misura concedendo ai suoi servitori il dono del loro desiderio del cuore. Per la maggior parte dei devoti, questo è il suo tratto più affascinante: è l’unico vero compagno o thunai sempre pronto a promuovere il benessere dei suoi amici, anche se i suoi modi sono incredibilmente misteriosi.
Skanda: Il Dio Ideale
Da questa collezione sconcertante di tratti, si può cominciare a delineare nel proprio immaginario un profilo caratteriale distintivo di questa affascinante divinità multifaccettata. Gli studenti devoti del dio si sforzano costantemente di incorporare queste caratteristiche in una visione abbagliante del grande dio stesso.
Proprio come il dio Skanda è di origine sconosciuta, così sono le origini del suo antico culto. Ma è importante notare che esiste una grande somiglianza tra lo Skanda indiano e il Sraosa iraniano, il messaggero obbediente e vigile di Ahura Mazda. Allo stesso modo, un complesso intreccio di motivi paralleli collega anche lo Skanda indiano a Iskandar, come Alessandro Magno è conosciuto in Asia occidentale e centrale. Questo, tuttavia, è un argomento di studio a parte.
La letteratura e le leggende dedicate a Skanda sono prodigiose; il Skanda Purāna da solo è secondo per dimensioni solo al Grande Epico. Durante la dinastia Gupta, il picco classico della civiltà indiana, Skanda era considerato il dio ideale indiano. Nel periodo post-Gupta, il suo culto declinò nel Nord India ma iniziò a crescere nel Sud. Proprio come il racconto puranico narra che il dio migrò a sud dal trans-Himalaya, così il suo culto lo ha seguito verso il Sud dove ancora prospera fino a oggi, presumibilmente nella sua Presenza benefica immortale.