Il culto degli antenati
Una forma di comunicazione con gli antenati defunti, un modo di farsi guidare dai loro consigli perché hanno una visione più ampia, una visione supercosciente. Non sono disturbati dagli affari mondani del mangiare e del dormire e dagli intrighi familiari. Sanno come portare la famiglia collettiva alla sua prossima fase di sviluppo. Alla fine cercheranno di reincarnarsi nella stessa famiglia per elaborare i loro karma.
Uno dei motivi delle cerimonie indù di shraddha è quello di aiutare l’anima defunta a rinascere nella stessa famiglia. Allo stesso modo, noi vorremmo che i monaci tornassero nello stesso monastero e continuassero a tornare finché non avessero realizzato le loro più alte aspirazioni. L’indù vuole rinascere nella stessa famiglia, anche nella stessa casa, e le famiglie vogliono riportare i parenti, in modo che il karma possa essere elaborato in modo coerente, vita dopo vita.
Qui ci siamo inventati le costellazioni familiari per fare, in buona sostanza, le stesse cose su un piano intellettuale.
In molte tradizioni indù, dopo la morte di una persona cara, si eseguono cerimonie di shraddha nell’anniversario della morte per dodici anni. Quindi, ogni famiglia che condivide il culto ancestrale o la comunicazione ancestrale è, in un certo senso, un gruppo tribale. Chi potrebbe conoscere meglio le soluzioni all’interno di una famiglia se non qualcuno che ha vissuto in essa? Se l’antenato si è già reincarnato, tutta la famiglia lo saprebbe intuitivamente. In molte tradizioni, anche recenti, si chiede consiglio agli antenati, anche attraverso un canalizzatore psichico.
Maggiore è la maturità della vostra anima, più a lungo potete rimanere nei piani interni. Alcune persone del mondo delle tenebre tornano immediatamente. Muoiono da una parte e nascono dall’altra. La persona media di solito si reincarna da qualche parte entro il ciclo di dodici anni. Se la famiglia si rende conto che la persona sta tornando e prega perché questo accada, lui o lei dovrebbe tornare.